Concorrenza sleale
di Redazione
27/09/2021
Quando scatta la concorrenza sleale?
Possiamo, quindi, dire che quando si superano i limiti dell’etica commerciale si entra nel campo della concorrenza sleale. Possiamo dire che un imprenditore può dirsi vittima di concorrenza sleale quando subisce un danno da un altro imprenditore, anche non operante nel medesimo settore, che si comporta entro i limiti di cui sopra. Se si ritiene di aver subito questo tipo di danno si deve fare appello a quella che è la normativa attualmente vigente in materia a tutela del mercato. Nello specifico, si fa riferimento alla Legge 287 del 1990 che cerca proprio di regolare situazioni di questo tipo. In quel momento furono vietati dei comportamenti sleali come, ad esempio, gli accordi tra imprese per danneggiare i concorrenti. Nello specifico, vengono considerati atti sleali:- violazione del patto di non concorrenza che viene stipulato tra un ex dipendete e il suo datore di lavoro
- dumping ossia la pratica che permette la vendita di prodotti sottocosto per eliminare la concorrenza
- spionaggio industriale
- nascondere un conflitto di interessi quando si è soci di più attività concorrenti
Come ci si difende dalla concorrenza sleale?
Sarà necessario produrre delle prove e presentare un ricorso dinanzi al tribunale di competenza. Sarà, quindi, l’imprenditore danneggiato a dover adire la giustizia, premunendosi di prove. Ecco, quindi, che in questo caso la figura dell’investigatore privato è fondamentale, poiché quest’ultimo riesce a produrre delle prove valide anche in sede giudiziaria. Sarà possibile provare anche una via extra-giudiziale. In questo caso si deve procedere, sempre con prove alla mano, con una denuncia all’Autorità Garante per la concorrenza e il mercato. Questa sarà chiamata a dare la sua impressione in merito alla domanda che gli viene sottoposta. Se vengono riscontrati atti sleali si procederà con la richiesta di interruzione degli stessi e del risarcimento dei danni cagionati. Per quel che concerne quest’ultimo punto è bene sottolineare che il risarcimento deve essere pagato da chi ha commesso gli atti di concorrenza sleale quando si accerta presenza di dolo o di colpa. La prova del dolo deve essere fornita da colui il quale ritiene di essere stato la vittima di eventuali comportamenti sleali. Anche in questo caso, quindi, la figura dell’investigatore aziendale è di fondamentale importanza.Articolo Precedente
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